lunedì 1 ottobre 2018

espressionismo


di Paolo Rabissi

Nel nostro dire intorno all'epica nuova pensiamo di avere contigue anche altre forme d'arte. Avviamo qui un discorso sull'espressionismo che dopo questa breve ricognizione di Paolo Rabissi avremo modo di arricchire diversamente.
Ernst Ludwig Kirchner, Cinque donne per strada, 1913
Ai margini di Grunewald, la foresta nel sud-ovest di Berlino, c’è, appartato e silenzioso, il Brücke-Museumdedicato al gruppo di artisti espressionisti "Brücke" (fondato nel 1905 a Dresda) dei quali possiede circa 400 dipinti (insieme a migliaia di disegni a mano libera, acquarelli e opere grafiche originali). La collezione comprende soprattutto le opere dei fondatori (a memoria mia Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Fritz Bleyl, Max Pechstein, Karl Schmidt-Rottluff, Otto Mueller, Emil Nolde).Sembra un risarcimento. I nazisti tolsero di mezzo la maggior parte delle opere degli artisti tedeschi che facevano riferimento al dadaismo, cubismo, espressionismo, fauvismo, impressionismo, surrealismo e forse ne dimentico qualcuno ma comunque tutta Entartete Kunst, arte degenerata. Non ricordo di preciso ma sembra che ammontassero a qualche migliaio le opere degli espressionisti tolte di mezzo. Insieme a quelle di tanti altri pittori furono poi presentate per il pubblico ludibrio nella mostra diffamatoria itinerante del ’37 appunto come arte degenerata. 

Max Pechstein, portatori di pietre italiani, 1924
Gli espressionisti, che di molti di quegli ismi sono direttamente e indirettamente fratelli maggiori, si presentano sulla scena europea intorno al 1905 e il loro movimento artistico culturale e politico resta vivo fino alla metà degli anni 20 quando il movimento si scioglie e ciascuno prende la sua strada anche se in pratica ben presto quasi per tutti si trattò della fuga verso Ovest.

Joanne Memmen, Revuegirls, 1928
Chi come me si trova nel bisogno di interrogare ancora le avanguardie storiche, quelle a cavallo tra belle époque e seconda guerra mondiale, ha qui un’occasione per fare il punto.  A vedere tutte insieme queste opere di un’unica corrente artistica le domande giuste vengono subito. Così a me, che non sono un critico d’arte e dipendo dalle mostre e da qualche libro, hanno acceso un po' più di luce ad esempio sulla differenza tra espressionisti e impressionisti. E ho dovuto dare una sistemata alla cronologia. Storicizzare troppo non va bene ma talvolta è necessario. L’Urlo di Munch, che è norvegese, è annoverato tra le opere espressioniste ma è del 1892. Il campo di grano con corvi di Vincent Van Gogh, che è olandese, è del 1890. Entrambi dunque, insieme a Gauguin, sono considerati solo precursori dell’espressionismo (più indietro ancora si può arrivare alle acqueforti di Goya sulle atrocità della guerra napoleonica in Spagna e addirittura a El Greco nel ‘600). E allora si capisce che l’espressionismo, che per molti aspetti è il contrario dell’impressionismo, in realtà nasce dalle sue costole, ne è un’evoluzione.

Ernst L. Kirchner, Cocottes sul Kurfurstendamm
Ma a differenza del mondo salottiero e da middle class molto pacificato dell’impressionismo francese con tutto il fascino e la joie de vivre che emana dalle sue tele, l’espressionismo punta a rappresentare la sofferenza della condizione umana ed esalta la spontaneità dell’ispirazione deformando oggetti e corpi, usando colori violenti e linee dure e spezzate, abbandonando le leggi della prospettiva, rifuggendo dal dare illusione di volume e di profondità. Un linguaggio immediato ed essenziale dalle forti tinte che esalta contrasti e conflitti dentro e fuori l’individuo (il lavoro con i suoi corollari di fatica e alienazione) in una visione drammatica e pessimistica del mondo che non ha il bello come suo fine più importante. Una differenza decisiva dall’impressionismo. Del resto Germania ed Europa sono attraversate da una nuova ondata autodistruttiva che segue ovviamente le crisi e le depressioni della produzione e dei mercati governati dal capitalismo e da stati ora non più colonialisti ma imperialisti tout court che si spartiscono il resto del pianeta con l'occupazione militare. L'espressionismo vive tra la febbre delle grandi città in crescita caotica come Berlino e gli orrori della guerra mondiale e delle sue terribili conseguenze.


Max Pechstein






Naturalmente propensi alla diffusione di massa dell’opera d’arte, gli espressionisti diedero  origine ad un fenomeno tipico del XX secolo, cioè  la pubblicazione di riviste indipendenti e autoprodotte e dunque anche all’abbattimento della frattura tra pratiche e teorie dell’arte (Kandiskij scrive su Sturm le sue teorie). Le premesse ideologiche del movimento furono espresse dal pittore Ernst L. Kirchner nel manifesto ‘Il ponte’ (Die Brücke), poi organo del movimento divenne la rivista Der Sturm che animava anche un teatro, una galleria e delle serate di poesia espressionista, le Sturm-Abende. Peraltro l’espressionismo non riguardò appunto solo le arti figurative ma anche letteratura, musica, teatro, architettura.








George Grosz, nato a Berlino nel 1893, passò attraverso l'espressionismo e poi il futurismo, il dadaismo e infine la Neue Sachlichkeit. Scrisse anche in poesia. Per gli espressionisti il caffè era, come per dadaisti e futuristi, il luogo prediletto nella città. Riporto qui una sua lirica scritta nel 1916-17 nella quale filtra, attraverso le impressioni caotiche di un ubriaco, la vita movimentata della grande città.





Cognac, Whisky,  Punch svedese,
G. Grosz
vedo maschere orribili!!
Sono allacciato da collane coralline di teste rosse
- oh il cielo come è vicino -
E angeli incessanti sono scesi dal soffitto.
Suonano i pifferi
Ora - tanta nostalgia del negro -
Hanno denti verdi E quà e là han perso il bronzo.
I lampioni del gas sono palloni, gettati da qualcuno nell'aria
E pendono come scemi
- sempre negli stessi luoghi -
Sono come un bambino in migliaia di Luna Park
e come pellicole, il film
gira rosso e giallo
e i tavoli cambiano colore e forma
e se ne vanno a spasso
in mezzo alle grosse gambe delle signore e alle vesti bianche.
Uno gira in continuazione.
Il mio tavolo è un pezzo ovale di marmo
- i circoli diventano uova -
e le note fanno come una gragnuola di pallini piccoli buchi nel                                                                                                       mio cervello.
Gli angeli di gesso sono svaniti,
Dice che sono al primo piano a giocare a biliardo
 - un marco per un'ora!! -
Cameriere!! - per favore dell'acqua di selz -
Sono una macchina, con il manometro rotto -!
E tutti i cilindri giocano in tondo -
Vedi: siamo tutti quanti nevrastenici.
                                       (G. Grosz, Kaffeehaus, a cura di D. Schmidt)














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