Paolo Borzi, che di epica nuova s'intende parecchio (rammento qui gli ultimi due suoi libri: Le tavole della leggenda. I sogni e le ragioni d'una intramontabile epopea cavalleresca, AltrEdizioni, e La materia di Britannia in ottave libere e incatenate, Nuovi Fermenti) è già intervenuto su queste pagine e il suo ultimo commento generale sull'epica del maggio 2015 è segnalato nella colonna a destra: oggi lo ringraziamo per la sua lettura dei versi di Alessandra Paganardi precedentemente pubblicati:
Usando come “bugiardino” il mio stesso saggio pubblicato qui, posso intanto definire “epico” questo poemetto d’Alessandra per la “doppia formazione” che impone, personale e collettiva: una sincronicità esemplare fra due adolescenze, una personale che assegna a una Incognita immensa la trasformazione della protagonista in persona adulta; una della Modernità che “rincula all’indietro” dentro una infanzia caricaturale, in un “paese dei tarocchi” che promette sempre di tornare alle icone consumistiche degli anni 60, perché altri modelli non riesce a sfornare, almeno fino a una mercificazione-mediatizzazione talmente brutali da affondare in un baratro la stessa dialettica “individuo-società-storia” (almeno per come fummo abituati a pensarla-concepirla), pur occupandosi molto di storielle e socializzazioni “on line”.
L’utopia qui è una (auto)Formazione Diversa, contro quasi tutto e tutti… sperando di non restare completamente “azzerati” dalla moviola, nei nostri stentati ma resistenti passi. Ma, volendomi limitare…, di “epico” questi passaggi hanno anche una certa “perentorietà senza declamazione”: essere perentori volendo restare scettici avvicina molto a quella “svagatezza imperiosa” che caratterizza l’Epica buona, divina e umanissima, ideologica e creaturale, filosofica ed emozionale.
“Era questo…. Con la moviola dietro che ci azzera”: l’inizio e la fine ci dicono bene tale aspetto: QUESTO ci è successo; QUESTO ci sta succedendo…. Ed è in fondo un decisivo ulteriore succo dell’Epica: ciò avvenne, perché ci sta capitando a tutti.
Brava Alessandra!
Paolo Borzi
Onorata e felice di aver suscitato questa riflessione. Ogni poesia può essere civile, quando si sforza di legare destino eprsonale e destino collettivo...io ci ho provato e sono felice che il tentativo sia stato compreso da lettori intelligenti e sensibili come Paolo Borzi.
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