di Paolo Rabissi
Nell’epica occidentale il conflitto è sovraesposto. La guerra è natura. Così come il conflitto amoroso. Quello che difficilmente viene articolato è l’insieme ‘storico’ dentro il quale stanno le cause di guerre e conflitti. Tale trattazione in fondo sembra non riguardare la poesia. Ma il Novecento ha rotto schemi e naturalizzazioni indebite e pensiamo che anche la poesia non ne resti estranea. Soprattutto perché tutto il mondo precedente è apparso nella sua dimensione storica. Oggi quel mondo lo cataloghiamo dentro il patriarcato, di esso diciamo qui solo che è stato un prodotto storico e che in quanto tale viene lentamente sostituito da qualcos’altro, lentamente perché una dimensione dell’umano durata più di tre, quattro mila anni non si modifica dall’oggi al domani.
Nell’epica occidentale il conflitto è sovraesposto. La guerra è natura. Così come il conflitto amoroso. Quello che difficilmente viene articolato è l’insieme ‘storico’ dentro il quale stanno le cause di guerre e conflitti. Tale trattazione in fondo sembra non riguardare la poesia. Ma il Novecento ha rotto schemi e naturalizzazioni indebite e pensiamo che anche la poesia non ne resti estranea. Soprattutto perché tutto il mondo precedente è apparso nella sua dimensione storica. Oggi quel mondo lo cataloghiamo dentro il patriarcato, di esso diciamo qui solo che è stato un prodotto storico e che in quanto tale viene lentamente sostituito da qualcos’altro, lentamente perché una dimensione dell’umano durata più di tre, quattro mila anni non si modifica dall’oggi al domani.
Tutto questo solo per dire
che a voler ragionare, come facciamo in questa pagine del blog, sulla fine
dell’epica in poesia e su una sua attualità (più evidente altrove che da noi),
nel conflitto continuiamo ad aspettarci d’imbatterci quasi per necessità
‘ontologica’, ma anche perché il Novecento ha quanto meno svelato, rispetto al
passato, accanto a quelle tradizionali, dimensioni e soggettività conflittuali
diverse. Penso a quella determinata dalla lotta di classe, alla lotta secolare
di una classe operaia le cui conquiste
proprie sono state motori efficienti di democrazia e libertà.
Penso a quella legata alla
traduzione in tecnologia di scoperte scientifiche che hanno spalancato mondi e
soggettività nuove. Penso a quella
determinata dai femminismi impegnati in una critica radicale del sistema
patriarcato-neoliberismo, quelli per intenderci che prendono le distanze da
tensioni esclusivamente emancipazioniste che finiscono solo col mimare
comportamenti maschili ed esaltare di fatto il presente governato dal sistema
di cui sopra.
Penso infine al conflitto
umanità-natura, vecchio di suo, che nella nostra epoca, ribaltando i rapporti
di dipendenza, ha assunto il carattere di una riflessione teorica e pratica
sulla nostra sopravvivenza sul pianeta.
Quale ricaduta possa tutto
ciò avere sulla poesia ce lo chiediamo.
La raccolta di Giuseppe
Caracausi (tra i due mediterranei,
edizioni Gattomerlino, 2016) forse
vuole avvertirci che il conflitto tra la natura, in questo caso il mare
Mediterraneo con le sue molteplici sponde, e l’umanità è arrivato a un punto
critico: “ interi settori di mediterraneo accumulano microle- / sioni fino al
punto di non poter più funzionare cor-/ rettamente …” (pag. 9). Sembra la
riflessione di uno scienziato, un esperto comunque di campi scientifici
molteplici, che ci invita con garbo nella sua ricognizione. Ma che relazione
c’è, se c’è, tra microlesioni, spaccature, disordine geografico, forze
disgiuntive, scomposizione di forze e l’ospite ‘che si sta tuttora formando’ e
del quale ‘per superare le condi-/zioni di dannosità in altre culture s’impone la/ morte…’?
(pag 12).
Del resto chi è che produce
‘incremento termico’, ‘rumore dello sviluppo’ ‘negligenze, piccole quanto si
vuole’?
Lo scienziato che scrive
comunica solo l’esistenza inquietante di uno stato di tensione, di un conflitto,
forse una guerra, tra quanto sta avvenendo nel mare e sul pianeta e certe
misure forse necessarie. Un’inquietudine che sembra dunque prevalere ma di
natura difficile da comprendere, forse lo stesso scienziato non è in grado. Il
garbo viene da strofe apparenti di ritmo uguale e pacifico: quattro o cinque
righe, un ordinato andare a capo salvo rompere la parola con l’a capo del
trattino come se l’autore seguisse un ritmo interiore da rispettare. Ma non è
così, l’ordine è solo apparente, ce ne dissuade il fatto che nella riga la
separazione tra parole è discontinua, i vuoti sono spesso numerosi, parole e
sintagmi si allontanano senza apparente schema, ti può sembrare che i vuoti
mimino le virgole o i punti dato che non c’è alcuna punteggiatura (c’è solo un
punto alla fine della seconda sezione ed è messo tra parentesi) ma non c’è
nessuna spiegazione del fatto che nella stessa riga i vuoti siano in quantità
diversa qua e là, quello che ti viene in mente a dire il vero è quando il
computer per allineare le righe ci crea dentro a suo piacimento spazi in più.
Vorresti dire che l’autore
in fondo si diverte a creare uno scenario difficile da decifrare, ma resta a
tenere il tutto una tensione a tratti violenta sotto traccia che appare appunto
inspiegabile, forse solo perché l’umanità lo è di suo.
‘servono cose di piccola
scienza’ commenta l’autore all’inizio della seconda sezione, dove scompare il
mediterraneo, ma che relazione c’è, se c’è, tra i ‘bassi livelli’ di cloro e
zolfo e ossigeno e fosforo, le aggiunte di ferro, la città fresca di cobalto e
stagno e il ‘primo piccolo passaggio’ che è quello ‘di eliminare sotto forma
di/ scorie gli estremi della cittadinanza’? Insomma l’ospite è già stato
ucciso? Chi ha ordinato di eliminare il disturbo e chi sono coloro che ‘hanno
pensato di offrire di uccidere’? (pag. 18).
Chi è colui o colei che ‘non lascia di occuparsi del proprio
silenzio….foggia soluzioni calcola
solo per uccidere’? (pag. 19).
Nella terza sezione il
conflitto sembra farsi più complicato ma anche più disperante. Il disordine
sembra imperare sul tutto, creato o meno che sia. Spuntano alchimisti, forse
sono loro a suggerire norme di comportamento, forse una via d’uscita, una
soluzione per riordinare: “sii
flessibile alle pressioni ai colpi che
il pianeta/ decide per te” (pag. 24). Ma dura poco, le possibilità del vero si
mostrano uguali a quelle del falso: “in chimica della rovina a/ fisica dello scoppio x è uguale a y”. La materia continua ad
avere ‘proprietà minacciose’, aggressioni chimiche sembrano avere relazioni con
‘dinamiche militari’: forse interpretare così le righe a pag. 26 è andare fuori
strada ma forse l’autore vuole che tu ci vada. A volte sembra di poter capire
qualcosa nel disordine se solo riesci a dare un altro ordine alle righe, magari
leggendo per prima la terza riga e dopo la seconda, ma è un’illusione, magari
funziona una volta e comunque non capisci. A tratti ti sembra di poter scorgere
fra le righe il sorriso divertito dell’autore e la pagina, con tutte le sue
alchimie, ti trattiene a sé come un abbraccio di solidarietà e sopravvivenza. E’
per questo che in ultimo facciamo nostre le righe che compaiono nel risvolto di
copertina:
“del resto se una pagina è
capace di resistere
a bruciature a delle parole
difficili da saltare
a qualche errore di
proposito e quelli c’è messi
lì a cercare di rimuovere
tali incomodi prima
di poterla leggere quella
pagina dimostra
forza e capacità autentiche
vale molto”
Dalla SEZIONE 1 (1998-2005)
VARIAZIONI DEL GRADO DI
SPOSTAMENTO
Quasi una calma mediterranea sopravvenisse
a
distogliere con la
costituzione anche
troppo
minuta della più parte della
materia tutto qui
se prescindiamo dalle acque
che insistono nei loro
moti contro la terraferma
possiamo credere di
intuire la linea da cui molte
cadute dipenderanno
si trattava di vedere di
condurre una linea al disordi-
ne geografico nel rispetto
della pertinenza dei luoghi
e le zone interposte una forza era applicata nel
punto in cui il mediterraneo
divide
una volta che la spaccatura
prende luogo nella
morfologia del mediterraneo
e non ovunque si può
assistere a una
inversione di sforzo
è come
geografie che hanno oramai
fatto il loro tempo
interi settori di
mediterraneo accumulano microle-
sioni fino al punto di non
poter più funzionare cor-
rettamente di
regola un meccanismo riparativo
non sarebbe applicabile
tra i due mediterranei
esiste sempre un dominio di
temperature alle quali
entrano in vigore fenomeni
che agiscono di prevalenza
in modo disgiuntivo
che uno sia indotto a
disaffezione da un oggetto
geografico primordiale o
perda capacità di reagire
velocemente a pericoli l’ospite sa figurarselo in
questo fa consistere la sua
grandezza
facilitano la formazione di artefatto
anche sul
mediterraneo incremento termico rumore dello
sviluppo negligenze
piccole quanto si vuole ma
in grado di aumentare l’adesività
dell’ospite che si
sta tuttora formando
dalla SEZIONE 2 (2005-2011)
EVENTI DI CALENDARIO IMMINENTI
DEVIAZIONE GONTROLATERALE
DEL SEGNALE
ANALISI DELLE GIORNATE
TOPOGRAFICAMENTE
VICINE
C0N PUNTI DI
RITIRO/ESPANSIONE
per non precipitare del
tutto si aggregano come par-
ticelle depositano bande
flocculi scudi con fonda-
mento e la testa a quello
che il ferro sparendo lascia
pensare
……
non ancora al punto in cui i
contatti puntuali passa-
no di colpo a fusioni
clamorose aggiunte di ferro
in uno stato
indesiderato l’inferiorità a
priori un
pensiero sciolto fiducioso coetaneo servono cose
di piccola scienza
……
quando dicono di volere
imprimere un’accelerazione
al sistema in caduta o influenzare la materia per
avere molto non sanno di essere stati malati
……
in queste
lontananze geografiche solo
posterior-
mente alla circolazione
dell’ordine di eliminare il
disturbo hanno pensato di offrire di uccidere.
……
Basterebbe un paio
di chiodi neanche
grossi pian-
tarli non con una
pietra nella calotta
dell'animale
all'infuori di un martello
non ci sarebbe altra spesa
(.)
Dalla SEZIONE 3 (dal 2012)
ASPETTI DEL PRECIPITATO
ci sono esempi di corpi in cui il disordine è estremo
i costituenti occupano posti
quasi a caso disordine
alto da liquido i difetti sono mobili saltano
da una formazione all'altra
con frequenza libera
che non dipende e su cui gli alchimisti
esercitano
maggiormente la loro
pazienza
……
da uno scheletro
animale non si ricavano molte
prove di malnutrizione vero
falso la lente
d’ingrandimento opacizza il lavoro vero
falso
l'adattamento alla
plastica produce hard e software
costosi vero
falso in chimica
della rovina a
fisica dello scoppio
x è uguale a y è un'incognita
non ricordare se ce y —
se ce probabilmente è un
errore di concorrenza di cosa ti danno investire
insieme a te
……
quando uno si aspetta di tutto prima di essere
riuscito a vedere dietro la variegata immediatezza
del fenomeno la condizione totale di buio è
soddisfatta la
massima reperibile sulla terra 20
giorni di calendario dio come devi stare attento
non sta nulla
in parte poiché la loro
frattura generalmente meno
complicata di quella dei
metalli senz'altro dalla te-
sta nel mezzo l'intaglio
superficiale ci sta con il suo
assistente di nuovo trazione nel punto
che lo
sforzo si concentra spiega
la debolezza dei campio-
ni più grandi
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