Di
Eva Gerace
Questo
libro aperto tra le mani, lo giro, lo chiudo e ritorno ad aprirlo. Domande,
solo domande, da dove iniziare?
…
e se lo prendo come se fosse una seduta? Cosa mi vuole dire? Chi parla?
Schermo
in bianco… ascolto la prima frase: Veglia Europa.
Un’immagine
emerge subito: Europa sul lettino. Il suo uomo-toro, a fianco, appare subito
nel racconto.
Parla
lei e io penso: chi c’è sotto il lettino…?
Come
ogni seduta analitica mette in scena una storia straniante, includente, teatro tragico,
in principio, talvolta comica. L’interpretazione chiama poesia.
Silenzio.
Orecchi aperti. Come direbbe Adorno: “saper pensare con le orecchie”, per far
sì che la parola, il corpo della parola emerga.
Europa
parla, emette una sequenza di versi. Parla per sapere: che cosa voglio? Chi
sono? Parole enigmatiche anche a lei stessa. Come fare se la tenuta della
parola è sempre scivolosa, fatta di arbitrarietà, indeterminatezze,
imprecisioni, ambiguità… carme.
Chi
è Europa. Chi è quest’Europa che si deve vegliare? O… svegliare?
Veglia
sostantivo femminile. Fa riferimento alle ore notturne. Lunghe ore di veglia o
fare la veglia a un defunto, anche una veglia danzante!
Un’intera nottata. Ungaretti
nel porto sepolto. Poesia di guerra, Prima
Guerra Mondiale. Il poeta, avverte la presenza della morte nella vita umana, reagisce:
Scrive le sue lettere piene d'amore e
celebra la forza della vita. Europa mi fa ricordare lui.
La condizione di vegliare è stare sveglio.
Mancano
parole per rappresentare la realtà, ma queste possono scavare un buco nella
realtà. Differenza tra quello che si vuol dire e quello che si può capire, tra quello
che pensiamo di essere e quello che siamo.
Europa,
sdraiata sul lettino, parla. Impara ad ascoltare le sue parole come se
arrivassero da un estraneo. Incertezze, fino a che arriva un’altra domanda,
indispensabile: Qual è il mio desiderio? Lei già sa che una scintilla di
desiderio, sostenuto eticamente, può cambiare la posizione soggettiva
di un soggetto e anche quella di una piccola o grande polis.
Le
difficoltà si possono presentare in forme apparentemente diverse, ma c’è
qualcosa che insiste... sia in Europa, in America, in Cleopatra, nella Sfinge, in
Malinche, nel maggio del ‘68, nella Londra del ‘69 o negli anni ’80…
Ci
sono tre lune nella segreta casa,
evoca Europa, la seconda lacera il
mantello del lago, ricordo il tango: la luna en los charcos, canyengue en
las caderas/y un ansia fiera en la manera de querer[1]...
Le
ferite dell’amore, della vita, della morte, si possono riflettere sia sul mantello del lago sia en los charcos.
Europa ha intenzione d’imparare a navigare e sostenere le sue scelte. Può così svegliarsi.
Non scrivo su ordinazione della storia neppure mi ritiro dall’agone…
Osservo ciò che accade, trattengo l’alone di ogni evento il sogno che lo fece
nascere prima di ogni distorsione.
(Franco Romanò, L’epoca e i giorni).
Naviga
o cammina, è essenziale la recita. Si alleggerisce. Quando dalle guerre e dalle
invasioni lei può parlarne. Ci sono momenti molto intensi, Europa si sorprende
con un lampo de verità che illumina un’associazione inedita: A Roma contavano le monete/i senatori. Momento
di scoperta, non più eludibile.
Il
tempo è una questione complessa, affrontato dai fisici, dagli scienziati, dai
filosofi, dagli artisti e anche dagli psicoanalisti…
E,
finisce una seduta, dicendo quindici
marzo e inizia la successiva con: il 20
marzo… Così comincia il racconto dei funerali… un’altra volta il tempo. “Il tempo non sembra trascorso e marzo è
ancora gentile”.
L’artista
precede lo psicoanalista. L’artista è colui che riesce a raffigurare quello che
risulta di più orroroso al semplice mortale. Coraggiosa scelta, arriva fino
fondo, non senza angosce e tremori, e le storie diventano un canto.
I
suoi racconti mi fanno partecipare a diverse scene teatrali. Lei con il suo abito regale. Dea o regina?
O schiava? Ancora non lo so.
Da
quegli avvenimenti impossibili da nominare, dove non solo le palme si piegano, a quell’invasione, muta ma fragorosa, può, nella
sua lingua nascondere nelle pieghe della
gonna memorie di sangue e anche, un prezzo
pagato di notte. Morte e sesso, ovunque, si ascoltano nelle radici di quasi
tutte le angosce.
Sfiora
quei litorali fuori senso e fuori tempo, colpendoci all’improvviso. Difficilissimo
da sopportare è qualcosa che prende forma e fa soffrire nel corpo e nella Psiche,
è sinistro quando ancora non si riesce a fare a meno, e si ripete e si ripete… Europa,
Malinche, ripetono storie di servitù… e conquiste!
Parole,
storie, da un tempo chiamato “lontano”, s’intrecciano con scene di oggi, come
nei racconti di una seduta.
Nomina
uno stile anglosassone… ricorda che
loro hanno le donne in comune, vivendo in
gruppi di dieci o dodici, e le difficoltà attuali case ipotecate e mutui per la scuola dei figli. Subito il Nilo fa
dire di un viaggio durato dieci settimane. Dici
settimane d’amore. L’oracolo parla e la Sfinge guarda.
Cleopatra
o Malin, sono nomi. Europa non ci dice se il contesto è vivo o morto, sappiamo
solo che è presente. Lei nomina l’ultimo
Alessandro e ci conferma questo passaggio delle storie tra ieri e oggi. E,
mi sorprende come della storia fa arte poetica, impara a gettare il cuore in campo avverso/legato al filo di
parola.
Continua
i suoi racconti. Avvenimenti lontani e vicini… assomiglia a Tita Merello che al son de un bandoneón evoca París con
Puente Alsina[2].
Anche
Chiamamanda Adichie parla due lingue e scrive in Africa sulla birra allo
zenzero e denuncia i pericoli di conoscere “una storia sola”. Una sola versione
della storia è legata al potere. Toglie la dignità del singolare. Non c’è una
sola maniera di leggere, raccontare una novella personale, neanche quella dei
popoli.
Europa
fa versi con il passato, rinforza le diversità, e mi fa scoprire che da lì, da qualcosa
che si sta vegliando, si può trarre una musa. Europa, Cleopatra, Malin, parlano
di vicende, d’amore e di ferite.
Lei
mi sta indicando che la donna, in veglia, non può continuare ad aspettare. Mi
fa leggere le diverse possibilità che ha una donna per svegliarsi, che deve
svegliarsi, forza non le manca.
Lei
sta facendo un profondo lavoro sulla femminilità.
E continua a raccontarmi che lei è principessa, e che
senza sapere come è successo, Zeus la conquista quando la vede in spiaggia, con
il suo bikini a pois, lui s’invaghisce. Poiché ha tutti i poteri si trasforma
in un bellissimo toro. Fanciulla per niente intimorita Europa gli sale sul
dorso. Zeus la rapisce attraversa il mare e la trasporta a Creta dove lei è la
prima principessa del luogo.
Il
mito di Europa da sempre rappresenta le migrazioni e l’intercambio di culture,
le grandi trasformazioni sociali e culturali.
La parola,
oceano nostro, è un mare pacato/Europa contempla le spiagge dei laghi
ghiacciati/la foce dell’Elba. È dolce/invecchiare alla luce del Nord/al sole
che resiste/alla tenebra glaciale/oppure si oscura e protegge/il più intimo
fuoco.
Respira, lotta
con chi la vuole globalizzata, soggiogata. Lei vuole essere diversa. Poetizzare istituisci le differenze.
Vuole il risveglio, è convinta che il destino umano sia questo.
“Ogni tanto”, continua, con la sua voce appena sveglia, “sono rari questi
momenti di grazia, ma mi permettono di sognare un nuovo sogno, questo nuovo
senso che la vita ha”.
Europa, non vuole più veglie per l’altro. Sveglia per
ricevere lo straniero. Si domanda, “il mio posto? Qual è il mio posto...? (lunga
pausa) C’è sempre in me un posto che resta straniero, non del tutto capito, uno
spazio che mi libera, penso di prendere un desiderio… e questo svanisce nella
sua realizzazione, e un’altra volta sbuca lo spazio…”.
La sua voce ha una nuova risonanza, cadenza, sonorità. La
voce è luogo di risveglio, la voce del poeta ha questo compito.
“Il desiderio è un’attività latente e in questo si
rassomiglia alla scrittura: si desidera come si scrive, sempre[3]”.
Gli artisti, con le diverse modulazione della loro voce,
possono portare all’acme.
E
oggi Europa arriva con la storia de los Conquistadores.
Reina en campo enemigo, esclava en campo amigo,
dondequiera mujer, ve desfilar princesas aztecas a su lado/los grandes de
España, desparecer los hermanos y disuelto el vínculo divino y el otro más
concreto/deja a Hernán Cortés una gloria claudicante/confía al canto oblicuo en
tercia lengua esperanza/irreducible de sentido. Mueve señales al sol modulando
sobre el teclado del abanico/el canto de sus dioses, se confía al tiempo/ Vive
en el vuelo del colibrí/en la mirada del águila y del cóndor, su nombre resuena
en las fábulas ahora/que todos se han ido/vigila velada el corazón de la selva.
Tornate a celebrare il vuoto che respira. (Franco Romanò, L’epoca e i giorni).
Los nombres descuadernados en abanico como un carnet
de baile/los idiomas diversos, el silencio/¿Alguien preguntó, alguna vez, cómo
te llamas?/Si sucediese responderías otros: Malin, Malinalli, Malina,/los españoles
escucharon Marina…/Y después Malintzin, signo de nobleza y distinción/Palabra y
sello aterraban/a los embajadores de Monteczuma: así protegida del espanto,
deslizabas sinuosa/en el breve silencio de guerra/la barra del timón siempre
derecha: descifrar, traducir, esquivar/la palabra peligrosa para ella, la vida
por salvar para proteger otra/su hija: sus grandes juegos/no se ocupaban de
tales naderías.
“Gli
altri no, io sì”, dice Europa, in prima persona, il valore di velare i giochi
di mia figlia, e delle donne che verranno e dovranno passare, ognuna, senza
garanzia, (anche l’uomo!) questo compito: Costruirsi il nome proprio.
®
Le parole scritte in corsivo che non hanno un riferimento sono tratte dal libro
Veglia Europa di Franco Romanò,
“plumelia” edizioni, 2017.
[1] Tango El Choclo (la pannocchia
di mais). Di Angel Villoldo (1864-1919). Famoso tango argentino detto della
«Guardia Vieja». Il
debutto di questo tango è stato il 3 novembre 1903. Por tu milagro de notas agoreras, nacieron sin pensarlo, las paicas y
las grelas, luna de charcos, canyengue en las caderas, y un ansia fiera en la
manera de querer… (Dalle tue note son nati per incanto le donne
forti e prepotenti e le donnacce, la luna nelle cavità, il canyengue nei
fianchi, e un'ansia fiera nel modo d'amare).
[2] El Choclo: Carancanfunfa se hizo al mar con tu bandera y en
un 'pernó' mezclo a Paris con Puente Alsina, (Caracanfunfa attraversò i mari
con la tua bandiera, e in un "pernod" mescolò Parigi con Ponte
Alsina). https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=KMiGOEwKSZM
[3] Marguerite Duras.
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